lunedì 6 febbraio 2017

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La panificazione non consiste solo 'mescolare farina acqua e lievito' ma contiene in sè cultura, conoscenza e magia...
“Ricordo la cucina di un convento di Bruxelles, quando fui testimone reverente della misteriosa copula tra il lievito, la farina e l'acqua. Una suora laica, con spalle da scaricatore di porto e mani delicate da ballerina, preparava il pane in stampi rotondi e rettangolari, li copriva con un telo bianco lavato e rilavato mille volte e li lasciava riposare vicino a una finestra, su un bancone di legno medievale. Mentre lavorava, all'altra estremità della cucina si verificava il semplice miracolo quotidiano della farina e della poesia, il contenuto degli stampi prendeva vita e un processo lento e sensuale si produceva sotto quei bianchi tovaglioli che, come lenzuola discrete, coprivano la nudità delle pagnotte. La pasta cruda si gonfiava in sospiri segreti, si muoveva soavemente come un corpo di donna che si dà all'amore. L'odore acido del mento si mescolava al respiro intenso e vigoroso dei pani appena sfornati. Ed io, seduta su una panchetta da penitente, in un angolo buio di quella grande stanza di pietra, immersa nel calore e nella fragranza di quell'evento misterioso, piangevo senza sapere perché...” 
(Isabel Allende, Afrodita Racconti, ricette e altri afrodisiaci)


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